Incontro con l’autore LUCIANO BERTI
Presenta “La vita continuava di fame. Diario di prigionia di Vito Frasson internato militare 1943-45”
Dialoga con l’autore Andrea Pietrobon
INGRESSO GRATUITO fino ad esaurimento dei posti disponibili
Nel volume sono narrate le vicissitudini di Vito Frasson e la sua lunga e carambolesca marcia del rientro a casa. Nato a Villa del Conte il 15 gennaio 1923 da Giuseppe e Cordula Cachero ed è morto il 22 agosto 1990. Vito nel suo diario racconta dettagliatamente le proprie vicissitudini in quella che è stata la guerra più crudele e assurda di tutta la storia umana: nel 1942 viene inviato nei Balcani a combattere contro i partigiani jugoslavi; dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 è fatto prigioniero dai nazisti. In seguito a una marcia a piedi di 224 chilometri, viene rinchiuso in un vagone bestiame e avviato al campo di concentramento di Gorlitz, in Polonia. Da qui cominceranno per lui il lavoro coatto e la lotta per la sopravvivenza dove il solo cadere a terra per sfinimento durante il lavoro o ammalarsi gravemente significava la morte.
«In una fredda e nebbiosa serata di dicembre del 2017 provai l’emozione di tenere tra le mani questo diario – afferma l’autore del libro Luciano Berti – Lo lessi e più continuava la lettura, più aumentava la commozione. Verso questo cugino, di cui spesso godevo della simpatica e intelligente compagnia, ho un debito di riconoscenza. Mi sono messo all’opera con l’intento di lasciare ai giovani e ai miei concittadini questa sua testimonianza, affinché non entrino nell’oblio gli anni che insanguinarono il mondo in un vortice di crescente violenza».
Il diario di Vito Frasson racconta in presa diretta la vita degli IMI, soldati italiani rinchiusi nei lager nazisti. Vito, con un linguaggio semplice, talvolta sgrammaticato, ci riporta alla brutale quotidianità della prigionia e del lavoro coatto a cui fu sottoposto. La prigionia, i lunghi trasferimenti sui carri bestiame, il freddo, la fame e infine la rocambolesca marcia del rientro a casa. In tutto questo sorprende come Vito abbia saputo custodire la sua umanità e dimostrarsi più forte dell’odio che lo circondava.