il prossimo Mercatino delle Cose d’Altri Tempi sarà:
DOMENICA 26 MARZO 2023
L’evento è realizzato nel rispetto degli ultimi DPCM in merito al contenimento di Covid 19.
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NON C’E PIÙ RELIGIONE
Una piccola isola del Mediterraneo e un presepe vivente da realizzare come ogni anno per celebrare il Natale. Purtroppo quest’anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio. A Porto Buio però non nascono più bambini da un pezzo ma bisogna trovarne un altro a tutti i costi: la tradizione del presepe è infatti l’unica “resistenza per non scomparire”. Il sindaco Cecco, fresco di nomina, vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull’isola: peccato che fra le due comunità non corra buon sangue. Ad aiutarlo nell’impresa due amici di vecchia data: Bilal, al secolo Marietto, italiano convertito all’Islam e guida dei tunisini, e Suor Marta, che non ne vuole sapere di “profanare” la culla di Gesù. I tre si ritroveranno uno contro l’altro, usando la scusa della religione per saldare i conti con il proprio passato. Un lama al posto del bue, un Gesù musulmano e un ramadan cristiano, una chiesa divisa in due e una madonna buddista: un presepe vivente così non si vedeva da 2000 anni nella piccola isola di Porto Buio.
Un presepe vivente multiculturale e multirazziale è ciò che inizia a prospettarsi agli abitanti dell’isola di Porto Buio. Il bambino che ha sempre interpretato Gesù nella culla è troppo paffuto e fuori età e, come ricorda una didascalia prima dei titoli di testa, l’Italia è il paese con il più basso tasso di natalità d’Europa. E anche sull’isoletta di Non c’è più religione di neonati non se ne vede l’ombra da tempo. Questa è una delle corde che Luca Miniero, regista e autore della sceneggiatura insieme a Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, va a pizzicare nel raccontare una storia solo apparentemente incerta su cosa vuole essere.
Rivolgersi alla comunità musulmana sembra essere l’unica soluzione per poter onorare il Santo Natale con il tradizionale presepe, unico evento in grado di calamitare sull’isola qualche anima turistica. L’idea di avere un bambino arabo nella culla fa storcere gli abitanti più integralisti, soprattutto quando la mamma si candida a interpretare la Madonna, prendere o lasciare. Allestendo un contesto paradossale, Miniero si assicura una base per ancorare il relativo realismo del film permettendo alla commedia di fare il suo corso. Si scherza con battute innocue dal fornaio, si alza il tiro con la gag dello zaino-bomba e si rasenta il teatro dell’assurdo con la scena della doppia preghiera in chiesa. La mano del regista però è gentile e garbata, quel filo surreale che lega le situazioni mantiene intatta la poesia in sottofondo.